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Il Duca e il suo castello


di PassPa
20.06.2024    |    10.721    |    18 9.6
"Era come se avessi un idrante in gola che eruttava crema densa e calda..."
Erano già alcuni mesi che scambiavo messaggi in una chat con un uomo che si faceva chiamare il Duca. Diceva che lo era veramente. Uno di quei pochi nobili ancora rimasti e che ci teneva a far pesare il suo titolo. Il suo atteggiamento era così, autoritario, anche se senza mai scadere nel troppo volgare.
In fondo lo sapevo che a me l’uomo autoritario piace, mi stuzzica. E che trovare un uomo maturo autoritario non mi sarebbe dispiaciuto per niente.
Ma erano solo fantasie. Sinora tutti gli uomini che avevo incontrato e con cui avevo fatto sesso erano maschi interessanti che mi avevano scopato per bene e a lungo godendo del mio ruolo da passivo.
E con il Duca, anche se c’erano le premesse, non si era mia parlato di vedersi, limitandosi a scriverci cosa avremmo fatto. O meglio cosa mi avrebbe fatto.
Un giorno, era inizio settimana, mi arriva un messaggio del Duca. Mi stranizzò, perché in genere scriveva solo di sera e nei fine settimana.
Ero a lavoro, ma la curiosità era troppa e feci una piccola pausa uscendo nel cortile.
Aprii il messaggio ed era un messaggio diverso. Con un tono più autoritario rispetto a quello che aveva sempre usato. E mi invitava, con un tono che era più un ordine, ad andare il venerdì mattina da lui per passare il fine settimana nel suo castello sino al lunedì mattina.
Sarei stato suo “ospite gradito” (così scriveva), a sua disposizione.
Il messaggio mi colpì. Sia per l’invito sia per il tono. E poi che voleva dire a sua disposizione? Forse avrei potuto provare l’esperienza di avere un padrone per me?
Anche se molto eccitato all’idea, avevo un po' di paura. In fondo ero un giovane venticinquenne con non molta esperienza in questo senso. Non risposi subito. Mi presi del tempo.
Ma mentre lavoravo il mio cervello era sempre lì……. Il desiderio di provare era troppo forte e decisi che valeva la pena di rischiare.
Nel pomeriggio, dopo il lavoro, rilessi il messaggio e risposi.
Gli dissi che avrei accettato e chiesi come mi dovevo organizzare.
Lui rispose subito dicendo che dovevo portare solo un cambio per il ritorno e che avrebbe pensato a tutto lui. Poi mi disse come andare. Risposi che il venerdì lavoravo, e che potevo andare lì la sera. Ma rispose dicendo che dovevo andare di mattina presto e che avrei preso un giorno di ferie. Nel caso mi avrebbe pagato la giornata che perdevo ….. Non accettò repliche.
Alla fine accettai e mi organizzai. Dovevo prendere un treno che mi avrebbe portato in una stazione di campagna a un’ora dalla mia città e lì avrei trovato qualcuno a prendermi. Chiesi come avrei riconosciuto la persona, ma per tutta risposta mi disse che la persona avrebbe riconosciuto me.
I giorni a seguire la mia testa frullava, alternando momenti di paura in cui volevo scrivere che non potevo più andare, a momenti di fantasie erotiche sfrenate.
Ovviamente alla fine andai, ero troppo eccitato, e forse la troietta che era in me si stava svelando.
Il treno partiva alle 7 di mattina. Quindi sveglia presto e preso giusto un piccolo zaino mi avviai. Il viaggio fu tranquillo e arrivai puntuale alla stazione che era praticamente nel nulla.
Sceso non vidi nessuno. Il treno ripartì e io cominciai a temere che fosse stato tutto uno scherzo. Provai a uscire dalla stazione, ma nessuna macchina era lì. Guardando in giro mi accorsi che in un angolo era ferma una carrozza da cui era sceso un uomo che a braccia conserte mi guardava sorridendo. Capii che era lui la persona che mi avrebbe portato al castello del Duca.
Mi avvicinai e senza dire una parola, ma sempre con quel sorrisetto mi fece cenno di salire nella carrozza accanto a lui.
Imbarazzato feci quanto mi indicava. E mi soffermai a guardare il cocchiere. Era un uomo notevole. Alto circa 1,80 con delle spalle molto larghe, capelli rasati, barba di qualche giorno ma baffoni ben curati e folti. Occhi chiari ma con delle ciglia nerissime. Anche se in giacca si capiva che doveva avere una bella corporatura massiccia. Mi colpirono le mani, grandi e potenti, quando prese in mano le briglie. Ammetto che un pensierino su di lui lo feci …..
Durante il tragitto non disse una parola, ma continuava a guardarmi sempre sorridendo.
Dopo circa venti minuti di aperta campagna vidi in lontananza una costruzione che man mano che ci avvicinavamo mi accorsi che in effetti somigliava a un castello.
Arrivati davanti il portone venne verso di noi un altro uomo, vestito da maggiordomo, che mi fece cenno di scendere e di seguirlo dentro il castello. Mi voltai a guardare il cocchiere che mi schiacciò l’occhio andando via.
Seguii quello che pensavo fosse il maggiordomo dentro il castello. Del Duca ancora nessuna traccia. Salimmo una scala e arrivammo a un grande salone con in fondo due porte. Il maggiordomo mi indicò quella a sinistra e mi disse di entrare. Entrai e lui mi seguì.
Era una grande stanza con un letto enorme al centro. Su un divano c’erano alcuni vestiti strani anche se erano piegati molti dei quali sembravano trasparenti. Accanto c’erano alcuni giocattoli erotici che immagino erano lì per me.
Mi fu detto di spogliarmi, lavarmi per bene e a fondo e di vestirmi che il Duca mi aspettava per conoscermi.
Rimasto solo mi chiesi se non avevo fatto un errore ad accettare l’invito, ma ormai ero lì.
Mi spogliai, mi feci una lunga doccia, facendo anche un lavaggio interno, come mi era stato fatto capire. E mi misi un pantaloncino molto piccolo e leggerissimo e una maglietta trasparente. Come corporatura io sono abbastanza magro, e guardandomi allo specchio sorrisi. Ero pronto per il Duca.
Uscito dalla stanza trovai il solito maggiordomo che mi condusse in un’altra sala. Anche il maggiordomo devo confessare suscitava in me un certo interesse. Anche lui era alto e possente, aveva una bella barba folta e scura e i pantaloni gli fasciavano le gambe facendone risaltare la potenza. Non riuscivo a vedere se aveva una dotazione interessante, ma immaginavo che l’avrei scoperto.
Arrivati davanti una porta finestra bussò e al segnale aprì e mi fece entrare.
Finalmente stavo per vedere il Duca. Me l’ero immaginato in mille modi, visto che non mi aveva mai inviato foto se non delle sue mani. Era un uomo maturo. Ricordo mi avesse detto che aveva 65 anni, ma molto ben portati. Si alzò appena mi vide, e mi venne incontro sorridendo. Rimasi stonato. Aveva un sorriso bellissimo su un viso molto bello, incorniciato da due baffi molto simili a quelli del cocchiere, solo di colore diverso, sale e pepe. Decisamente alto, robusto, ma non grosso. Spalle larghe e petto ben fatto, con molto pelo che traspariva dalla camicia aperta davanti. In mezzo al pelo si notavano due capezzoli molto grossi e con degli anelli. Mi abbracciò sollevandomi e mi stampò un bacio sulle labbra che mi lasciò senza fiato. Ricambiai, naturalmente. Era proprio un bel maschio.
Ci sedemmo e prendendo un caffè chiacchierammo per conoscerci un minimo.
Terminate le presentazioni, mi disse che il castello era suo, che era l’ultimo discendente di una famiglia nobiliare e che alla sua morte il titolo sarebbe andato a suo figlio, anche se questi non ne voleva sapere. Mi disse che nel castello, oltre lui, il cocchiere e il maggiordomo che avevo già conosciuto, vivevano un cuoco, un giardiniere, un cameriere e un tutto fare. Tutti uomini.
Gli raccontai di me velocemente. Quindi cominciò a dirmi come avremmo passato questi tre giorni. Era un programma di massima, il resto sarebbe stato un’improvvisazione. La cosa su cui fu chiaro è che io non sarei mai stato solo, nemmeno le notti. Dicendo questo sorrise schiacciandomi l’occhio, come aveva fatto il cocchiere.
Detto questo si alzò e mi disse di fare altrettanto. Si avvicinò a me e capii che mi sovrastava di almeno 20 centimetri e che le sue spalle erano il doppio delle mie. Mi strinse a sé e mi baciò sulle labbra. Prima dolcemente, poi a poco a poco forzando con la lingua e cominciando a infilarmela sempre più in profondità. Aveva una lingua grossa e ruvida oltre che molto lunga. Provai a staccarmi dopo un po', ma il suo abbraccio si fece più forte facendomi capire che non potevo scegliere cosa fare. Avevo fatto la mia scelta andando al castello.
Mentre mi baciava le sue mani cominciarono a vagare sul mio corpo, toccandomi ovunque con quelle mani grandi. Le sue carezze si trasformarono poco a poco da leggere a pesanti e con una mano mi stringeva il culo sempre più forte e soffermandosi sul solco tra le due chiappe. L’altra mano, per farmi capire meglio chi comandava, mi cominciò a stringere la gola. Senza troppa forza, ma con decisione.
La sua bocca si staccò dalle mie labbra e con la lingua strisciò sino all’orecchio e prima di infilarla dentro mi disse di spogliarmi completamente. Lo feci e sentii il suo petto villoso venne a contatto con il mio. La sensazione era molto bella e mi lasciai andare a dei sospiri. Improvvisamente mi mise le mani sotto il culo e mi sollevò come se non pesassi. Riprese a baciarmi bocca, collo, orecchie e tenendomi in braccio si diresse verso un grande divano.
Si abbassò e mi distese sopra staccandosi da me in modo che potessi osservarlo in tutta la sua possenza. Sorridendo cominciò a spogliarsi, prima la camicia e vedendolo confermai la bellezza di quel corpo. Aveva anche un grande tatuaggio su un lato del petto che arrivava sino al braccio e poi scendeva sino alla mano. Poi si slacciò la cintura dei pantaloni e li fece cadere a terra. Sotto era nudo, non portava mutande, e capii perché neanche nei vestiti che avevo trovato nella mia camera e che mi avevano fatto indossare c’erano mutande. Aveva un attrezzo tra le gambe molto bello, largo e abbastanza lungo con delle vene pronunciate ai lati. Era semi a riposo ma già prometteva bene. Il Duca era proprio un toro che prometteva bene.
Si inginocchiò e si avvicinò a me facendomi annusare il suo cazzo e le sue palle che erano grosse e avevano l’aspetto di essere piene. Cominciai a odorare e a leccare quell’abbondanza. Ma subito mi afferrò la testa e diresse la mia bocca sul suo cazzo che aveva cominciato a prender vigore. Aprii la bocca anche se pensavo non ci sarebbe entrato mai tutto. Ma lui era di altra idea. Cominciò a scoparmi la bocca. Prima piano e poi cercando di farlo entrare sempre di più. A un certo punto avevo la sensazione che non sarebbe andato oltre se non spaccandomi la mascella. E invece vedevo che forzava e entrava sempre più. Quando capì che il suo diametro non gli permetteva di andare oltre, cominciò a fare avanti e indietro aumentando sempre di più la velocità. Poi si poggiò sulle mani accanto la mia testa e prese a scoparmi con forza, con violenza. Io tossivo e producevo saliva in quantità. Ma questa cosa lo eccitava molto facendogli aumentare la forza e la velocità. La cosa andò avanti per un tempo che a me sembrò infinito. Lo vedevo sopra di me che mi sovrastava e che godeva. Il suo cazzo aveva raggiunto dimensioni ma soprattutto durezza per me inimmaginabili e a un certo punto sentii che cominciava ad emettere suoni animaleschi sono a quando lanciò un grido e cominciò a sborrarmi in gola. Era come se avessi un idrante in gola che eruttava crema densa e calda. Sembrava non smettere mai e a un certo punto tirò fuori il cazzo dalla mia bocca e continuando a sborrare mi coprì la faccia e il petto di crema e potei osservare quel cazzone grosso e lucido che mi aveva violentato la bocca.
Appena finì di scrollarmi le ultime gocce addosso e avermi passato la cappella sulle labbra si sedette nella poltrona accanto e mi ordinò di avvicinarmi. Lo feci nonostante fossi stremato e vidi che era tutto sudato dallo sforzo fatto. Sollevò le braccia sulla spalliera e sorridendo mi disse di cominciare a leccarlo dappertutto per asciugare il sudore. Lo guardai per un momento, sia per capire se avevo sentito bene sia per ammirare quel maschio. Era bellissimo. Forse feci passare troppo tempo e lui mi afferrò per un braccio e avvicinandosi alla mia faccia mi chiese con tono di voce molto fermo se avessi capito cosa mi aveva ordinato. Io spaventato dissi che avevo capito e allora mi chiese perché non avevo ubbidito subito. Scusandomi iniziai a leccarlo ovunque. Capivo dai suoi gemiti che la cosa lo faceva godere molto. Cercai di farlo nel migliore die modi e dappertutto. Dopo che ebbi finito di leccare anche i piedi mi disse che potevo fermarmi. Che adesso avremmo mangiato qualcosa di veloce e che poi lui sarebbe andato a riposare nelle sue stanze. Io, invece, sarei stato accompagnato a fare una doccia così da togliermi tutto quello sperma di dosso. Nel dirlo sorrideva, ricordandomi che non sarei mai stato lasciato solo e che dovevo solo ubbidire………
Mi sa che iniziavo a capire come avrei passato quel fine settimana.
(continua se volte….)
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